Mitologia greca

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Eros{2}

Dio dell'Amore, personificazione di questo sentimento. Ignoto a Omero, è citato da Esiodo, per cui si può ritenere che il suo mito nasca intorno all'VIII sec. a.C. Fu concepito in maniera duplice, come divinità teogonica (e allora dai mitografi viene variamente identificato con il figlio del Caos, o del Giorno e della Notte, o del Cielo e della Terra, o anche generato da Urano, da Crono, ecc.), e come divinità della passione amorosa, inseparabile da Afrodite (e allora vien detto comunemente figlio di questa dea e di Ares, ma anche di Ilitia, di Zefiro e di Iride, di Zeus e infine di Poro e di Penia). Venerato dovunque, ma particolarmente a Tespie in Beozia e a Pario sull'Ellesponto, le sue statue erano poste in tutte le palestre e gli efebei, insieme ad Ermes, Eracle, Atena. Spartani e Cretesi sacrificavano a lui prima delle battaglie. Venivano celebrate grandi feste in suo onore a Tespie (ogni quattro anni), dette Erobie, a Samo, Eleuterie. Come simbolo dell'amore corrisposto fra gli uomini adulti e i giovani palestriti, da lui nacque la figura di suo fratello Anteros l'amore contrastato. Fu celebrato da poeti e fu soggetto di dispute filosofiche, famosa fra tutte quella narrata nel Simposio di Platone. Fu rappresentato forse più di ogni altro dio da scultori e pittori, ritratto come un fanciullo o un efebo, spesso alato, con vari attributi (i fiori, la lira, l'arco con cui scaglia a uomini e a dei dardi di amore) In età ellenistica la sua figura diviene più molle, femminea, sempre più infantile, finché venne rappresentato come un putto alato. A questo periodo risale anche la formulazione del mito di Amore e Psiche. Dai latini fu chiamato Amore e Cupido.



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